Galleria
Durante il suo periodo fiammingo, l'Artista si recò in una remota regione del nord Europa chiamata appunto Fiamminghia allo scopo di apprendere i dettami dell'omonimo stile pittorico. Egli trascorse quasi un anno nella bottega del celebre maestro Van Bilderass, il cosiddetto pittore della luce: egli era infatti diventato famoso perché dipingeva lampadari, lampadine e fiammelle sui soffitti delle persone povere che non potevano permettersi l'elettricità. Purtroppo egli venne scoperto molto più tardi, perché tutti i critici d'arte che si recavano a vedere i lampadari dipinti, non riuscivano a vederli perché era troppo buio. Fu solo grazie all'invenzione della pila atomica portatile che i critici del paese poterono finalmente illuminare i soffitti; purtroppo l'intonaco era ormai stato mangiato dall'umidità, e delle opere del maestro Van Bilderass rimase soltanto il ricordo.
Per omaggiare il proprio mentore, l'Artista decise allora di dipingere un quadro, divenuto una vera e propria icona del Desktop. Il Pirlo col l'orecchino di perla è un'opera dalla disarmante plasticità statica. Il conturbante drappeggio del turbante racchiude in sé l'eleganza del palleggio, ma la sua guisa un po' piratesca richiama decisamente alla libertà d'azione, all'estro, alla fantasia; è un contenitore di cervello, ma anche un orpello concesso alla bellezza del gesto tecnico. Il Pirlo con l'orecchino di perla è un quadro luminoso, che accentrerebbe tutta l'attenzione sul volto barbuto del protagonista, il quale pare risplendere, quasi emergere dalla tela. Tuttavia l'occhio attento dell'osservatore non può non soffermarsi sul particolare del luccichio dell'orecchino. Un orecchino di perla, ovvia metafora delle perle sul campo del giocatore ritratto. In realtà si tratta di un dipinto ricco di metafore. Persino la scelta dei colori nasconde un chiaro omaggio ad una nazione che combatte per la libertà, come il genio sul campo che vuole liberarsi dalla gabbia tattica in cui gli allenatori vogliono rinchiuderlo.