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La creazione di Adem Ljajić
Ogni artista nel corso della propria esistenza di confronta con le opere del passato, magari reinterpretandole. Fu il caso di un tale Buonarroti, che nel 1500 rimase affascinato dal prodotto di un pittore ed imbianchino la cui fama ancora oggi attraversa i secoli trasecolando. Il Buonarroti, che di professione faceva il burraio, durante un giro al mercato rimase affascinato dal disegno di una maglietta; da esso trasse ispirazione per un dipinto all'interno di una chiesetta, che però gli fruttò molto denaro e fama. Nessuno tuttavia scoprì l'imbroglio, sino a quando l'autore dell'originale non lo sbugiardò, asserendo di aver anche scolpito delle teste di pietra abbandonate in un fossato e copiate da un tale Modigliani. Ne scaturì una causa per infrazione di copyright, ma alla fine le forze del male, rappresentate dalle lobby dell'intrattenimento, ebbero la meglio, ed il proprio assistito Buonarroti poté rivendicare la paternità dell'opera. L'originale tuttavia, era diffuso oramai già da tempo, e nonostante un'ingiunzione della SIAE perché mancava il bollino, il dipinto continuò ad essere riprodotto sulle T-shirt per i secoli a venire. La genesi dell'opera originale prende spunto da un fatto realmente accaduto e lo rende grazie alla metafora del Deus ex macchina, che esce dall'auto e prende a cazzotti la propria creatura, plasmata e riconfigurata, che si ribella al proprio creatore. E' la metafora dello sport e della vita, ma anche dello sport come metafora di vita. Più che un dipinto, un trattato di filosofia.