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Dietro ad ogni opera vi è un grande lavoro, e dietro un grande lavoro vi è un grande studio. Sarebbe come dire "Per dipingere una parete grande ci vuole un pennello grande" L'Arte non ha soltanto il compito di mostrare la realtà, ma anche di interpretarla, e talvolta di plasmarla. La realtà della cose, la realtà degli esseri umani, la realtà della vita e di tutto ciò che circonda in primo luogo, in quanto a noi più vicino. Ecco che allora che la Sport Art nasce e si evolve nell'interpretazione del parallelismo fra vita e sport, fondendoli e confondendoli in una melma artistica da cui scaturisce l'opera, una combinazione magica di geni di specie diverse che portano a mutazioni grandiose e mostruose. Prendiamo ad esempio quest'opera, un pregiato olio su tela, in cui viene tracciato un parallelismo fra la vita e lo sport. Il pesce, simbolo di vita, fuori dal proprio elemento, è ormai giunto alla fine; boccheggia in cerca delle ultime molecole d'ossigeno, annaspa nel mare dei ricordi di una vita che sta per concludersi. Così lo sportivo che in sella ad una bicicletta annaspa in cerca di un boccone d'aria, il volto sfigurato da una mortale fatica che si concluderà solo col raggiungimento dell'ultimo traguardo. E l'Artista, dal canto suo, ha saputo in questo quadro fondere i due soggetti in una mutazione da un lato ontologicamente grandiosa, dall'altro biologicamente mostruosa, con un uomo pesce che porta in sé i semi della vita e dello sport.