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Dama co' er mellino
La storia dell'arte inizia con i grandi classici: dalle pitture rupestri a Michele Carpignano, passando per una serie infinita di opere legate alla storia dei vari artisti che le produssero. Solo pochi lavori sono però destinati a divenire dei classici, a comparire sui libri di storia dell'arte, ad essere additati ad esempio ed ispirazione per le nuove leve, e destinati a non avere prezzo: impossibile stabilire una quotazione, tanto alto è il livello dell'opera. Anche l'Artista può annoverare fra le proprie produzioni alcuni capolavori inestimabili, capolavori inenarrabili, capolavori che da soli fanno un museo, capolavori la cui luce va al di là dell'umana comprensione. Tra di essi annoveriamo a mero titolo d'esempio i "Sacchi molli". Si tratta di opere legate ad eventi o momenti storici particolari, che fanno scattare quella scintilla di simpatica follia, che consente all'Artista di trascendere i limiti umani. Fu in occasione del celebre Periodo Toshano che l'Artista ricevette la visita di un facoltoso mercante romano, Tal dei Tali. I Tali erano una delle famiglie più ricche della capitale, che aveva costruito la propria fortuna sul commercio degli struzzi. Orbene, essendo il mercante venuto a conoscenza della presenza dell'Artista in Toshana, ed essendo egli da sempre un suo grande ammiratore, lo convocò per commissionargli un'opera. L'Artista accettò e si reco a Roma, dove soggiornò alcuni giorni prima di incontrare il nuovo mecenate. Nella capitale egli si confrontò con lo strano idioma del luogo, fatto di dittonghi e nuove consonanti rigorosamente pronunciate con la lingua fuori dalla bocca. Egli imparò così a circolare con la lingua di fuori, pronto per intavolare discorsi con gli indigeni, anche se non lo reputava particolarmente comodo, anche a causa della presenza di enormi stormi di tordi. "Mbeh", rifletteva a voce alta l'Artista mentre si recava da Tal Dei Tali. Il lavoro che gli venne commissionato constava di un ritratto femminile, con protagonista la matrona della famiglia dei Tali. L'indomani l'Artista si recò a casa della donna per iniziare, carico di fervore. La mente già lavorava ed immagazzinava i movimenti del pennello che spargeva la tempera sulla tela. Passati i convenevoli, l'Artista chiese alla committente lumi sulla foggia in cui ella voleva essere ritratta. In braccio la dama teneva un animale da compagnia, un mustelide, con una faccia un po' strana. L'animale era molto popolare fra le ricche casate della capitale, ove costituiva un segno di distinzione. Un po' come avere l'iPhone al giorno d'oggi. Fu proprio nell'istante stesso della risposta, che il capolavoro si concretizzò nella mente dell'Artista: "Dipingime co' er mellino Francé!" Fu così che nacque il capolavoro assoluto dell'artista, la "Dama co' er mellino"! Il mellino, quel mustelide tanto apprezzato dalle nobildonne, si chiamava Francé, e la dama non se ne separava mai, ne era quasi ossessionata. Lo aveva talmente umanizzato che talvolta gli metteva un microfono davanti alla bocca nella speranza che dicesse qualcosa. Purtroppo il mustelide, o come lo chiamavano, er mellino, aveva soltanto imparato a dire "Aó!" Nel corso degli anni, gli stranieri che vedevano il quadro, all'epoca privo di titolo in calce, non conoscevano l'idioma romano, così col passare del tempo, il nome comune dell'animale venne contratto, e diventò ermellino. Ecco spiegata l'origine di questa strana parola, nata dall'ignoranza delle italiche genti.